Storia di Altavilla Silentina
Il rinvenimento di un’ascia neolitica in contrada Pietra Marotta ci conferma l’esistenza di un popolo mediterraneo abitante le nostre zone prima degli Enotri. La scoperta di tombe greche, lucane, romane e bizantine sottolinea poi la presenza praticamente continua di queste popolazioni su di un territorio particolarmente ospitale per situazioni orografiche (presenza di acqua , terreni fertili, boschi per cacciare, dolci colline) e climatiche. Intorno al IX secolo la popolazione, distribuita in una serie di villaggi fluviali posizionati lungo le colline a ridosso del fiume Calore, per difendersi dalle sempre più frequenti scorrerie saracene, si trasferì progressivamente sulla collina che dominava la valle. Qui intorno alla chiesetta di San Nicola, oggi scomparsa, sorse il primo nucleo di abitazioni protette da una prima cinta muraria.
Nel secolo XI con l’arrivo dei Normanni il paese venne fortificato con l’edificazione del castello e con l’allargamento ed il rinforzo della cinta muraria. Lungo le mura, che circondavano per una lunghezza di 1200 metri circa la pianta triangolare del borgo, si aprivano tre porte: Porta di Suso, Porta Carina (o Accarina) e Porta di San Biagio. Si dice che signori di Altavilla siano stati Boemondo, figlio del Guiscardo, e Tancredi, cugino di Boemondo, l’eroe della Gerusalemme Liberata del Tasso. Roberto Vosville , conte di Loritello e nipote di Ruggiero I che ne detenne il possesso dopo il 1140 con ogni probabilità diede il nome di Altavilla al paese in onore della famiglia normanna degli Hauteville. Nel 1246 Altavilla venne rasa quasi totalmente al suolo dall’imperatore Federico II in seguito alla congiura ordita dal suo signore Guglielmo Sanseverino; furono uccisi 900 uomini tra i 14 ed i 65 anni di età e restò in piedi la sola chiesa di S.Egidio perché, secondo le cronache, c’era esposto il SS.Sacramento; più verosimilmente scampò alla distruzione in quanto Badia Nullius ovvero Badia di Nomina Regia.
Nel 1254 Roberto figlio di Guglielmo, scampato alla strage e cresciuto alla corte papale, venne reintegrato dei beni e riedificò Altavilla a forma quadrangolare con l’apertura di una nuova porta lungo le mura : Porta Nova. Nel 1284, per distinguerla dalle altre fu denominata Altavilla de Principatu. Dal 1269 ne furono feudatari i casati De Dordano, De Brussone, D’Angiò, Sanseverino, Durazzo, De Burio ,Villamarino, De Cardona, Grimaldi, Patigno, Colonna, Spinelli e Solimena. Nel 1799 in seguito al fermento di idee liberali portate dalla Rivoluzione Francese gli altavillesi aderirono alla Repubblica Partenopea e, tra i primi, issarono sulla torre Jovia al largo Castello , l’albero della libertà (un olmo issato su di una macina di frantoio). Dopo il Plebiscito del 1860 la storia di Altavilla asseconda quanto avviene in Italia.
Il 9 settembre 1862, con delibera di Consiglio Comunale, Altavilla ebbe l’attributo di Silentina. Notevole il contributo in vite umane fornito alla patria nel corso delle due guerre mondiali. Nella Guerra 1915-1918 morirono in combattimento al fronte numerosi giovani altavillesi ai quali verranno poi dedicati gli alberi di acacia, appositamente piantati in piazza Umberto I, ed il monumento ai caduti eretto con i soldi inviati dagli emigrati in America. Più diretto e cruento l’impatto con la Seconda Guerra Mondiale . Nel settembre 1943 infatti , nel corso dell’Operazione Valanga (lo sbarco degli Alleati nel golfo di Salerno) il paese fu oggetto di sanguinosi combattimenti corpo a corpo tra soldati tedeschi ed americani per la conquista di una vetta strategica , Piano delle Rose, oggi meglio conosciuta come “quota 424”. Nei combattimenti svoltisi in quella zona perirono 3000 militari tra tedeschi ed americani mentre il centro abitato fu oggetto di un feroce cannoneggiamento navale da parte degli Inglesi che costò ben 72 vittime civili e danni per oltre 600 abitazioni. Questo ha portato al conferimento successivo della medaglia d’argento al Valor Civile al Gonfalone della Città.
Due momenti importanti per l’economia e lo sviluppo locale hanno riguardato la parte pianeggiante del territorio. Il primo ha visto la Bonifica Integrale della Sinistra del Sele, realizzata dal Regime Fascista, con la creazione di numerosi posti di lavoro ed il risanamento di vasta parte dei terreni pianeggianti neutralizzando la malaria e rendendoli irrigui. Tra il 1937 ed 1939 in località Scanno è sorto anche un primo nucleo produttivo (S.A.I.M.) con la realizzazione di una segheria, seguita da un tabacchificio e da un’industria conserviera. Il secondo è stato nell’immediato dopoguerra con la Riforma Fondiaria che ha assegnato un podere ed una abitazione a numerose famiglie provenienti anche da altri paesi .Nel 1952 questo nuovo agglomerato urbano ha avuto la denominazione di Borgo Carillia. Negli ultimi decenni ,con l’avvento della zootecnia soprattutto bufalina, si è sviluppato un terzo centro urbano in località Cerrelli.
Posizione geografica
Il pregio maggiore è sicuramente la location del paese : epicentrale rispetto ad una zona piena di qualità ambientali, di bellezze naturalistiche, di eccezionali testimonianze storiche ed artistiche, di ricca ed elevata offerta enogastronomica, di importanti strutture di supporto turistico. Posizionata nella parte più a nord dell’Italia meridionale dista, in termini di percorrenza automobilistica, un’ora da Napoli e tre ore da Roma. Vicinissima ai più importanti collegamenti stradali, ferroviari ed aerei: (in un quarto d’ora si raggiunge l’autostrada Salerno Reggio Calabria, in venti minuti la stazione di Battipaglia, in venticinque minuti l’aeroporto di Pontecagnano ed in un’ora quello di Capodichino, in mezz’ora il porto di Salerno).
In posizione equidistante tra mare e monti : in venti minuti si è sulla splendida spiaggia di Paestum, in mezz’ora si raggiunge il porto turistico “Marina d’Arechi” ,in un’ora si è già in piena Costiera Amalfitana o a Palinuro , in Costiera Cilentana; in due ore a Capri;dall’altra parte occorrono venti minuti per raggiungere le faggete di Castelcivita, sul massiccio degli Alburni, ricche di porcini, fragoline di bosco e profumatissimo origano; in poco più di un’ora si può scendere, sci ai piedi, lungo le piste del Raiamagra a Lago Laceno.
Dal punto di vista orografico il territorio è un giusto mix di media collina (quota massima “La guardia” metri 432) e pianura delimitata, in larga parte, dal fiume Calore. Unico il panorama: un “double face” tra i più belli del mondo. Nel primo lato di visuale l’occhio domina la piana del Sele fino al suo contatto con il mar Tirreno e, dello stesso mare, vede la parte del golfo di Salerno compresa tra la Costiera Amalfitana e le prime spiagge pestane prossime alla foce del Sele. Ciliegina sulla torta l’isola di Capri che si staglia all’orizzonte, leggermente spostata sulla destra di questo splendido quadro. Questo lato offre la visione di tramonti mozzafiato ogni sera diversi. L’altro lato guarda le vette del massiccio degli Alburni ergersi maestose a corona dello sfondo; questo lato offre momenti di particolare spettacolarità in concomitanza col sorgere della luna. Il clima, particolarmente dolce grazie alla vicinanza del mare, presenta inverni miti mentre la calura estiva viene puntualmente mitigata dalla brezza marina che si leva tempestiva nelle ore antimeridiane. I principi normanni venivano qui per accelerare la guarigione delle ferite di guerra.